Codice deontologico arbitrato
Arbitro è colui che, in virtù della competenza acquisita nell’esercizio della sua attività imprenditoriale o professionale nonché dell’alta considerazione con cui è tenuto nell’ambiente della Sua formazione culturale e/o specifica, viene investito dell’onere-privilegio di esercitare un ufficio che consiste nel ricercare quella che, nella particolare fattispecie, potrà essere la soluzione ottimale per superare il dissenso che ha diviso le parti nella fase esecutiva del contratto.
Egli è pertanto tenuto a svolgere il proprio ruolo esattamente come è nelle attese delle parti, le quali esigono un comportamento esemplare informato ai principi che possono essere così sintetizzati:
A.L’arbitro designato deve accettare la nomina solo quando ha la certezza assoluta:
- di poter essere neutrale ed equidistante rispetto alle parti in controversia;
- di avere la competenza specifica a giudicare il caso;
- di potersi impegnare a concludere il procedimento entro tempi ragionevolmente brevi e comunque non oltre i tempi indicati nel Regolamento;
- di poter svolgere la funzione di arbitro ponendo rigorosamente sullo stesso piano gli interessi delle parti, la credibilità della Camera Arbitrale e la propria dignità professionale.
B.L’Arbitro che abbia accettato la nomina:
- esamina subito la documentazione che la Segreteria gli consegna;
- si adopera perché il Collegio si riunisca al più presto e perché le spese arbitrali, dirette e indirette, siano mantenute entro limiti ragionevoli;
- evita durante il procedimento contatti diretti anche con la parte che lo ha designato;
- considera le riunioni del Collegio Arbitrale come l’unica sede in cui si deve esaminare (non dibattere) il caso sulla base della documentazione e degli elementi tempestivamente prodotti dalle parti o ufficialmente acquisiti;
- considera le opposte tesi delle parti sullo stesso piano senza farne sua aprioristicamente alcuna;
- dopo aver collegialmente esaminato il caso espone agli altri membri del collegio il proprio convincimento e lo sottopone a confronto con quello degli altri per contribuire alla ricerca della soluzione ottimale;
- è consapevole che la designazione di parte è meramente strumentale, perché il collegio una volta costituito è mandatario di entrambe le parti in controversia e quindi evita di comportarsi come fosse il difensore di una delle parti;
- ha l’obbligo morale, professionale e giuridico di portare a termine il suo mandato con l’emissione della decisione.
C.L’Arbitro che emette la decisione:
- deve essere certo di aver ben compreso tutti gli aspetti della vicenda;
- deve avere la consapevolezza che le parti non desiderano sapere se, dove e quando hanno sbagliato, ma chiedono solo di conoscere quale sia la soluzione ottimale per chiudere la vicenda e continuare i rapporti d’affari;
- deve rispondere soltanto a tutti i quesiti che gli sono stati posti, senza giudicare le parti ma i fatti;
- deve essere certo che alle parti sia stata concessa la concreta possibilità di esercitare il contraddittorio e il diritto di difesa;
- deve motivare sinteticamente la sua decisione con le argomentazioni che sono a base del giudizio, evitando descrizioni e considerazioni non essenziali;
- deve redigere il dispositivo in modo completo, chiaro e semplice per evitare dubbi interpretativi, lacune ed equivoci;
- deve essere convinto che nessun rimprovero gli sarà mosso dalla propria coscienza.
D.L’Arbitro che abbia emesso al decisione:
- si ricorda che il collegio unitariamente è mandatario di tutte le parti in controversia e pertanto ha la paternità della decisione emessa anche quando l’abbia sottoscritta come arbitro dissenziente;
- ha la soddisfazione di poter registrare che è stato scelto per le sue elevate doti professionali, formative e morali e quindi con il suo impegno ha semplicemente ripagato la categoria per la considerazione che gli è stata riconosciuta;
- ha comunque il diritto di essere adeguatamente remunerato per l’attività svolta.